Sono molto felice di aver avuto la possibilità di intervistare Michele D’Ignazio, un grande autore di libri per bambini e ragazzi,
LA SUA PRESENTAZIONE
Mi presento così, con un disegno fatto dai bambini di una scuola. Mi piace giocare con le parole e in fondo la mia filosofia di vita si può riassumere così:
È importante avere le ali. Ed essere leali.
Avere ed essere. Avere gli strumenti giusti per provare a essere ciò che desideriamo. È importante essere sognatori, ma anche non perdere mai l’umiltà e la voglia di collaborare: senza una mentalità di gruppo non si riescono a fare grandi cose. E bisogna avere costanza, dare continuità a ciò che si fa, a ciò in cui si crede. Nel mio percorso ideale ali e radici si intrecciano perché, come sostenevano i nativi americani, “Ai nostri bambini possiamo regalare solo due cose: ali e radici.”
INTERVISTA
1. Qual è stato il momento in cui hai capito che avresti scritto libri per bambini? Cosa ha fatto scattare la molla?
Al primo incontro, poco settimane dopo l’esordio con “Storia di una matita”. Era una sala grande, con più di cento bambini. Non avevo nessuna esperienza, eppure andò benissimo. Fu tutto speciale. In quel momento ho capito che quella era la strada da percorrere. Prima di allora scrivevo di tutto, avevo tanti manoscritti “nel cassetto”, stili e argomenti molto diversi, ma il destino ha voluto che esordissi con “Storia di una matita” e da quel momento ho capito che avrei continuato su quella strada.
2. Come nasce un libro?
Ogni libro ha una storia a sé.
Ad esempio, parlando dell’ultimo, “Babbo Natale fa gli straordinari”: da tempo volevo scrivere una storia sulle api, parlando della loro importanza, e quando i bambini, entusiasti di “Il secondo lavoro di Babbo Natale”, mi hanno chiesto a gran voce di scrivere un seguito, ho pensato che era il momento giusto per calare Babbo Natale nei panni di un apicoltore e scrivere di come le api sono essere piccoli. Eppure molto importanti. Senza di loro la bellezza del mondo scomparirebbe.
Proprio come i bambini. E le loro domande, che sono sempre, per me, una grande spinta nel far nascere nuove storie.
3. “Storia di una matita” e i successivi “Storia di una matita. A casa” e “Storia di una matita. A scuola” hanno riscosso tantissimo successo nelle scuole di tutta Italia attraverso laboratori e incontri. Secondo te cosa ha entusiasmato di più di questa “matita” bambini e insegnanti?
Perché è una storia senza tempo. Il tema del sogno sarà sempre attuale.
Perché dal libro si possono trarre tante attività e giochi che coinvolgono e elevano la partecipazione dei bambini. Questo è molto importante, soprattutto per la lettura nelle scuole. Chi insegna ha a disposizione degli strumenti vivaci per riflettere insieme ai bambini.
Perché il personaggio, ancor prima della storia, è molto amato. Basta dire “Una mattina Lapo, a partire dalle sue dita, si trasformò in una gigantesca matita” e hai già catturato attenzione e curiosità. Ma di motivi ce ne sono tanti altri.
4. Da questi tre libri è nato anche uno spettacolo teatrale. Come ti sei trovato nella veste di attore delle tue storie?
Un po’ per caso. Devo molto al burattinaio Angelo Aiello che ha creduto nella storia e mi ha trascinato nel progetto. Ha anche intuito che vedere l’autore in prima persona recitare e raccontare avrebbe significato un valore in più per gli spettatori, grandi e piccoli.
5. É appena uscito “Babbo Natale fa gli straordinari“, racconto straordinario, che segue “Il secondo lavoro di Babbo Natale“…lo vedremo anche a teatro?
Lo spero tanto. Appena i teatri riapriranno. I due libri si prestano molto ad una narrazione teatrale quindi… ci stiamo lavorando!
6. Com’è cambiato secondo te l’approccio dei bambini ai libri rispetto a quando eri bambino tu?
Bella domanda. Difficile rispondere. Oggi ci sono più progetti, libri, librerie e una maggiore attenzione rispetto a 30 anni fa. Credo che, in generale, i bambini leggano di più. Ma sono anche circondati da inutili distrazioni e spesso, già in tenera età, rischiano di avere una vita troppo frenetica che ostacola una lettura davvero profonda, capace di lasciare il segno.
7. Quanto è importante il mondo digitale che ruota intorno al libro stampato nell’editoria per l’infanzia?
Credo che sia un buon terreno d’incontro tra le persone e gli addetti ai lavori, un’opportunità di confronto anche a distanza. Un punto di partenza di incontri che poi sfociano nella realtà. Negli anni passati, in tanti mi hanno detto: “Ho scoperto Storia di una matita grazie a facebook”. Soprattutto quando si è ai primi passi il web può diventare una buona vetrina. Ma bisogna usarlo con equilibrio.
8. Il libro per bambini che hai nel cuore scritto da altri?
Sono molto affezionato ai 5 libri di Guus Kuijer che hanno come protagonista Polleke, una ragazzina di 12 anni che vive ad Amsterdam. I titoli sono uno più bello dell’altro: “La poesia sei tu”, “Con il vento, verso il mare”, “Per sempre insieme, amen”, “Un’improvvisa felicità”, “Mio padre è un ppp”. Kuijer riesce a collegare benissimo leggerezza e profondità. Sono storie moderne, che descrivono un mondo sempre più intricato e complicato, ma sembrano contenere una saggezza antica, capace di riportare tutto al suo posto, con la grazia e la naturalezza di una dodicenne.
9. Cosa stai leggendo, anche non per bambini?
Al momento sto leggendo “Il tempo e l’acqua” di Andri Magnason, scrittore islandese. Parla di ambiente (oltre ad essere scrittore, Magnason è un attivista), di ghiacciai che si sciolgono e di storie mitiche dei suoi nonni, che vuole tramandare ai suoi figli. Molto bello! Consigliato!
10. Cosa ti piace di più dell’essere scrittore?
Lo ritengo un mestiere completo: è testa, cuore, ma è anche manualità. È solitudine, ma anche incontro. Adoro allo stesso modo tutte le fasi che portano a un libro: quello meraviglioso, quando arriva l’idea. Quello paziente, quando la storia matura lentamente dentro di me. Quello energico, della scrittura. Quando ho ben chiaro ciò che voglio scrivere, vado veloce come un treno. Sembra che le mani si muovano da sole. E poi l’incontro e il confronto con i lettori. Un cerchio che si chiude. Un equilibrio stupendo.
11. Cosa non deve mai mancare in un libro per bambini?
Deve divertire. La lettura, prima di tutto, deve essere un piacere. Altrimenti si parte con il piede sbagliato. Tre le parole che amo molto. Equilibrio: i buoni libri insegnano a trovare un equilibrio in una società che fa fatica ad avere misure giuste. Coraggio: tutti i miei personaggi lo conquistano, a poco a poco. La terza parola è crisi ovvero cambiamento. I miei racconti sono pieni di colpi di scena. È un modo per rendere la lettura scorrevole, ma è anche una forma di insegnamento: bisogna prepararsi ad ogni eventualità. Se maturiamo questo concetto, affronteremo meglio la vita.
E poi bellezza, che è anche educazione. Meraviglia. E leggerezza: come sosteneva Italo Calvino, è planare sulle cose dall’alto, senza macigni sul cuore. È un concetto a cui sono molto affezionato. Nella scrittura, così come nella vita, è bene non avere macigni sul cuore.
12. Ci sono nuovi progetti editoriali in pentola?
Assolutamente sì. Il prossimo libro, che uscirà a marzo, sarà molto importante per me. Perché sarà una storia personale e per la prima volta parlerò della mia rocambolesca infanzia, raccontando le mie esperienze, da bambino, in giro per gli ospedali. È un elogio dei medici, ma anche un racconto di come sono stato coraggioso e non ho mai fatto una piega nell’affrontare le difficoltà. I bambini sono pronti a tutto.
Tante volte, a scuola, mi hanno chiesto: “Perché non scrivi una storia sulla tua vita?”
Quando li incontro mi apro con sincerità e allegria e la domanda salta sempre fuori.
Questa e tante altre domande dei bambini hanno preparato il terreno al prossimo libro.