Oggi conosciamo l’autrice Michela Guidi.
PRESENTAZIONE
Michela Guidi, laureata in Conservazione dei beni culturali presso l’Ateneo di Bologna, è nata nel 1974 a Rimini, dove vive con il marito e il figlio e dove lavora da oltre quindici anni come bibliotecaria.
Ama tantissimo le parole, soprattutto quelle scritte, molto meno i numeri.
Ha ricevuto riconoscimenti e segnalazioni in diversi concorsi letterari per inediti.
È uscito da poco il suo primo libro, edito da Feltrinelli kids e illustrato da Shu Garbuglia: “La leggenda del paese dove nascono le parole”.
INTERVISTA
1.Come hai cominciato a scrivere libri per bambini/ragazzi?
Sono sempre stata una grande appassionata di letteratura per l’infanzia, ma in questa nuova veste di autrice ancora sto muovendo i primi passi con stupita meraviglia. Dopo tanti anni la bambina che sono stata, instancabile divoratrice e creatrice di storie, finalmente è tornata a trovarmi.
2. Come nasce un libro?
Un libro è un sogno collettivo in cui si fondono l’idea di un autore, che può essere frutto di un’illuminazione improvvisa o di una lunga sedimentazione, e il progetto e la visione d’insieme di un editore, a cui spetta il non facile compito di dare fiducia, valorizzare e inserire quell’idea nella giusta dimensione, rendendola fruibile al pubblico. Credo che nel campo della narrativa per l’infanzia servano una cura e un’attenzione ancora maggiori.
3. Il tuo primo libro?
Il mio primo, e per ora unico, libro si intitola “La leggenda del paese dove nascono le parole” ed è uscito lo scorso 21 febbraio nella collana Feltrinelli Kids. Il nucleo da cui ha avuto origine è una storia, “Valblabla”, con cui nel 2017 ho vinto il Trofeo baia delle favole nell’ambito del premio Andersen. Racconto che a sua volta era stato ispirato da un bigliettino che mi aveva scritto mio figlio quando aveva soltanto quattro anni. Le illustrazioni sono state realizzate da Shu Garbuglia nel Master Ars in Fabula in illustrazione per l’editoria.
4. L’ultimo libro?
Sarebbe splendido poterne parlare fra qualche anno!
5. Cosa bolle in pentola?
Ho vinto premi letterari per l’infanzia anche con altri racconti, ma ancora non so se potranno a loro volta concretizzarsi in un libro
6. Il libro che hai nel cuore scritto da te?
“La leggenda del paese dove nascono le parole”. Non solo perché per ora è l’unico, ma perché è legato a un episodio familiare che mi ha illuminato il cuore di gioia.
7. Il libro che hai nel cuore scritto da altri?
Cito due libri che ho adorato da bambina: “Il giardino segreto” della Burnett e “Ronja” della Lindgren. E poi “Skellig” di Almond, che ho scoperto da adulta.
8. Cosa stai leggendo, anche non per bambini?
Al momento ho sul comodino “Storia del giovane Rodari” di Pietro Macchione e “Anna dell’isola” di Lucy Maud Montgomery
9. Cosa ti piace di più dell’essere scrittore?
Come affermavo prima, ancora “scrittore” mi sembra una parola troppo altisonante applicata a me. Diciamo che mi piace l’idea della sfida che dovrò intraprendere per esserne veramente degna.
10. Cosa non deve mai mancare in un libro per bambini/ragazzi?
Il rispetto per i bambini stessi, inteso come la capacità di costruire per loro storie di qualità, non al servizio di principi didattici e morali, ma in grado di veicolare il potere costruttivo del linguaggio, soprattutto di quello simbolico, e di suscitare emozioni e riflessioni.
11. Un pensiero sugli ebook?
Da grande amante del cartaceo in tutti i suoi aspetti (amo annusare i libri, tanto per dare un’idea) per anni ho nutrito grande scetticismo nei confronti degli ebook. Poi, per problemi di spazio, mio marito mi ha regalato un Kindle e devo ammettere che ho imparato ad apprezzarne i lati positivi. Però lo uso soltanto per la narrativa per adulti: il libro per bambini voglio poterlo sfogliare, sentire, ammirare in tutta la sua componente materiale