Oggi conosciamo l’autrice Maria Laura Mura.
PRESENTAZIONE
Sono nata a Nuoro, ho studiato Lettere all’Università “La Sapienza” di Roma e lavoro come docente di sostegno.
Ho pubblicato poesie in numerose antologie. Con la storia Etor e Ina sono arrivata tra i finalisti al concorso letterario “Raccontami Etor” e nel 2015 al concorso “Ypsilon Tellers” organizzato da Lancia, in collaborazione con il Gruppo Feltrinelli, con il racconto Finché vita non ci separi che è stato selezionato per essere pubblicato nella collana Zoom Feltrinelli.
Il mio racconto Touché si è classificato tra i semifinalisti del Premio “La Quara 2020” e oggi si realizza un piccolo sogno: la pubblicazione del libro “Il gioco del silenzio” con le preziose illustrazioni di Adele Manuti (Le Pecore Nere Editorial).
INTERVISTA
1.Come hai cominciato a scrivere libri per bambini/ragazzi?
In realtà quando ho iniziato a scrivere libri per bambini, non ho pensato solo a loro come destinatari delle mie storie. Mi piace credere che le mie parole possano far riflettere i più piccoli come i più grandi.
Ho sempre scritto per gli adulti, la cornice narrativa è abitualmente stata l’ordinaria quotidianità. La stessa cosa ho fatto quando ho iniziato a scrivere anche per un pubblico più giovane. Ho parlato loro di cose reali, di sentimenti. Il timone emotivo è ciò che guida la mia scrittura, sempre.
Tutti i protagonisti delle mie storie si trovano a dialogare con le proprie emozioni e con quelle altrui. Imparare a dialogare con sé stessi è per me il modo più autentico per diventare un bambino e un adulto migliore. Nel libro Il Gioco del Silenzio parlo di amore, paure, dell’importanza di prendersi cura dell’altro e delle parole, del loro valore. Questo libro, grazie anche alle meravigliose illustrazioni di Adele Manuti, dà voce ai sentimenti, andando contro quella stereotipia che vede l’emotività come sinonimo di fragilità. È una storia che accompagna, con disinvoltura, bambini e bambine, uomini e donne a muoversi nel proprio sentire, a dispetto dell’analfabetismo emotivo che molto spesso ammanta la nostra società.
2. Come nasce un libro?
La storia c’è, ti frulla nella testa e la devi scrivere. La scintilla creativa per me è emotiva. Le mie storie le definirei delle falene, nascono di notte e vengono attratte dalle luci del giorno che portano con sé episodi che chiedono di essere raccontati. Ogni racconto segue un percorso diverso: alcuni nascono dalla rielaborazione di fatti vissuti personalmente o da altri, alcuni invece germogliano spontaneamente. Quando inizio a scrivere ci siamo solo io e le mie parole, niente telefoni o distrazioni. Talvolta mi capita di vedere un pezzo della mia storia in un sogno e allora continuo il viaggio onirico da sveglia, al computer, con una leggera musica di sottofondo. C’è sempre qualcosa di conosciuto, di intimo, di reale, ma c’è anche tanto di inventato, di magico.
Sono una persona curiosa, che osserva e che ascolta, mi innamoro delle piccole cose e tutto ciò che potrebbe sembrare un “momento-cianfrusaglia” lo recupero e lo cannibalizzo! Chi mi legge si cerca tra le righe e a volte si ritrova. Un libro libera le parole rimaste sospese nella vita di tutti i giorni.
Anche Il Gioco del Silenzio è attinto dal reale. Quando l’ho terminato, le pagine in cui dominava il silenzio erano bianche, non una parola, non un segno. Poi ho iniziato a immaginarlo accompagnato da immagini e lì, dopo aver trovato le parole da usare nella storia, sono andata alla ricerca di un illustratore/illustratrice. Quando Adele mi ha mandato una bozza, ho provato l’emozione che una madre ha davanti all’ecografia del proprio bambino. È stato in quel momento che ho visto il mio progetto prendere forma e diventare “nostro” insieme a lei e alle sue illustrazioni. La casa editrice italo-argentina Le Pecore Nere, credendo in noi, ha fatto sì che tutto questo non rimanesse un file chiuso sui desktop dei nostri computer, ma potesse diventare un libro da leggere e poggiare su una vera scrivania!
3. Ci sono progetti editoriali in pentola?
Sì, ci sono progetti editoriali in pentola. Nel 2015 sono arrivata tra i finalisti del concorso “Ypsilon Tellers” organizzato da Lancia, in collaborazione con il Gruppo Feltrinelli, con il racconto Finché vita non ci separi che è stato successivamente selezionato per essere pubblicato in versione ebook nella collana Zoom Feltrinelli, per cui aspetto questa uscita con grande trepidazione. Ci sono idee, personaggi che “galleggiano” nella mia testa e aspettano di essere ascoltati. Ci sono storie scritte ma non rilette. La rilettura è sempre la fase più difficile.
4. Il libro per bambini/ragazzi che hai nel cuore scritto da altri?
Un libro che ho nel cuore? Direi La bambola dell’alchimista di Bianca Pitzorno, è stato il mio primo vero libro! È da qui che ho stipulato il mio patto con la carta stampata, dove l’inchiostro si è fatto garante di una nuova ed eterna amicizia.
5. Cosa stai leggendo, anche non per bambini?
Attualmente sto leggendo La Trilogia Adamsberg di Fred Vargas e ho già sul comodino Le Segnatrici di Emanuela Valentini e la graphic novel Perlasca di Matteo Mastragostino.
6. Cosa ti piace di più dell’essere scrittrice?
Devo ammettere che sentirmi chiamare scrittrice mi imbarazza, credo che ci vorrà del tempo prima di sentirmi tale… La cosa che mi piace di più della scrittura è che mi permette di vivere vite diverse dalla mia, prendere decisioni che nella realtà non prenderei mai e dare voce a quelli che, talvolta, potrebbero rimanere silenzi nella vita reale.
7. Cosa non deve mai mancare in un libro per bambini/ragazzi?
Indubbiamente credo che ogni libro rivolto ai bambini li debba stimolare, incuriosire, far pensare e far nascere in loro la voglia di iniziare sempre una storia nuova…
8. Un pensiero sugli ebook?
Amo i libri cartacei e ogniqualvolta entro in una libreria ne esco con nuovi titoli. Nonostante questo ho una libreria virtuale piena di libri letti e da leggere. Ho sognato di avere tanti ebook quando ho traslocato: avere più libri che scarpe in quell’occasione si è rivelato complicato!
Nella mia libreria virtuale, tra i tanti testi, ho Alla ricerca del tempo perduto di Proust, sette volumi che posso portare con facilità ovunque. L’e-reader è stato uno dei regali più belli che abbia mai ricevuto, insieme a tantissimi libri tradizionali. Penso comunque che la cosa fondamentale sia leggere.