Oggi vi propongo una piccola intervista all’autrice pluripremiata Lois Lowry, nata alle Hawaii poi residente negli Stati Uniti.
Prima di iniziare a scrivere letteratura per ragazzi, ha lavorato come fotografa e giornalista freelance. Ha vinto per due volte il più importante riconoscimento letterario della letteratura per ragazzi, la Medaglia John Newbery, nel 1990 con Number the Stars (Conta le stelle) e nel 1993 con The Giver.
Oggi la presento per il suo ultimo romanzo All’orizzonte edito da 21lettere.
INTERVISTA
1. Prima fotografa e giornalista e poi scrittrice per ragazzi, che cosa è scattato? Come ha cominciato a scrivere libri per bambini/ragazzi?
Fare fotografie e scrivere saggistica è semplicemente un modo diverso di raccontare storie. Scrivere di narrativa è nato da questo, offrendomi più spazio per la mia immaginazione. I miei figli – ne ho quattro – sono cresciuti e ho potuto osservare come i loro interessi e le loro passioni sono cresciute con loro. Mi ha fatto ricordare vividamente la mia infanzia. A poco a poco ho combinato queste osservazioni e ricordi e ho iniziato a scrivere storie per i giovani.
2. Come nasce un libro?
Un personaggio comincia ad apparire nella mia immaginazione. Non so spiegarlo; sembra quasi magico.
Vedo il personaggio, comincio a conoscerlo, in qualche modo imparo il suo nome.
E vedo quella persona in una situazione che è complicata, che ha bisogno di essere risolta e sistemata.
A quel punto la scrivo, solo la scena: Jonas sulla sua bicicletta, Kira che guarda il corpo di sua madre.
E la storia inizia da lì.
3. Ci sono altri progetti editoriali per bambini o ragazzi in pentola?
Sì, sto lavorando a un libro ora, e ho iniziato come ho appena descritto: Ho visto una ragazza – di tredici anni – uscire di nascosto da casa sua, all’alba, per fare qualcosa di spaventoso e proibito. Questa volta, però, ho usato un vero pezzo di storia, e ho messo la ragazzina al centro di essa.
4. Il viaggiare tanto nella sua vita ha contribuito ad alimentare l’ispirazione per i suoi libri?
Vivere in paesi diversi, viaggiare in luoghi diversi, ha sempre ispirato la mia curiosità.
E la curiosità – il voler sapere “E se? Perché? – è ciò che alimenta le storie.
Avrei avuto la stessa curiosità anche se non avessi mai viaggiato, ma la vita che ho condotto mi ha resa anche un osservatore, e il dono dell’osservazione, il notare i dettagli, è un’abilità necessaria per uno scrittore.
5. Il libro per bambini/ragazzi che ha nel cuore scritto da altri?
Ho amato Il giardino segreto quando ero una bambina. Credo che fosse il concetto di uno spazio recintato, la privacy e il lento processo di ridare vita a qualcosa che era stato trascurato – era quella combinazione che mi piaceva.
6. Che cosa sta leggendo, anche non per bambini?
Attualmente sto amando un libro (per adulti) di Meredith Hall chiamato Beneficence, e mi rendo conto che contiene gli elementi che ho appena descritto: la riverenza per un luogo caro, e il ripristino di vite danneggiate.
7. Cosa le piace di più dell’essere scrittrice?
Apprezzo l’indipendenza e l’isolamento: la privacy e la gioia di giocare con il linguaggio. Naturalmente alla fine le storie diventano pubbliche, ma durante la scrittura c’è la sensazione di essere sola con loro e di averne il comando, è una partnership sacra e gioiosa tra me e le parole.
8. Cosa non deve mai mancare in un libro per bambini?
Speranza. Ottimismo. Un senso di qualcosa di buono che viene dopo.
Grazie e Mauro Bomba dell’Ufficio Stampa e Comunicazione della casa editrice 21lettere per aver reso possibile questa intervista